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Versione 1: 16/3/2010

Devastatio Cosmopolitana

Introduzione


Breve descrizione anonima della quarta crociata dall'inizio della predicazione dal 1198 al 1204.

Di sole 5 pagine, ritrovato nella biblioteca  Marciana di venezia, scritta da testimone diretto della crociata, probabilmante renano, colto e non faceva parte del seguito dei principali capi della crociata, non utilizza altre fonti. 
Il testo dovrebbe essere stato composto dopo la morte di Innocenzo III (16/7/1216) da un esperto storico a partire da note, vista la precisione delle datazioni.

Si tratta di uno scritto non ufficiale, probabilmente di un laico al seguito di qualche ecclesiastico che  è nell'ottica del "pauper cristi" e quindi ostile ai potenti che hanno venduto la crociata

Commenti

  • L'autore, a differenza di molti altri, racconta le difficoltà del viaggio e dell'attesa a Venezia
  • Non è a conoscenza delle trattative, fallite, con gli Zaratini, la secessione di Simone di Monfort e della scomunica
  • racconta degli abbandoni sia a Venezia e a Zara
  • unico occidentale accenna al violento sacco della città

Devastatio Cosmopolitana - la predicazione


Nell'anno 1202 dall'Incarnazione del Signore, quando Il signor Innocenzo presiedeva la Chiesa Romana e Filippo [di Svevia 1176-1208]  e Ottone [IV di Welf] competavano per l'impero Romano, un cardinale, Maestro Pietro, attraversò le Alpi fino a Burgundia, Champagne e Ile de France e Fiandre e pregò la causa della croce.

Con la sua autorità, Mastro Fulco, un uomo di santa reputazione, viaggiò nelle regioni vicine predicando. Molti dei fedeli accettarono la croce, fra loro i seguenti erano quelli di grande importanza: Il vescovo di Soissons, il vescovo di Troyes, l'abate di Vaux, l'abate [Simon] di Loos [abazia cistercense nella diocesi di Tourmnai] e cinque altri abati dell'ordine cistercense [Adam di Perseigne, Pietro di Lucedio, abate Andrea di Cercanceaux, Martin di Pairis], il conte di Champagne, il conte di Saint Pol, il conte di Blois, il conte delle Fiandre, assieme ai suoi due  fratelli, il vescovo tedesco di Basle [Luthold di Roetheln (1190-1213)] di Halberstadt, l'abate [Martin] di Pairis, il conte Berthold [di Katzenellenbogen] e una multitudine innumerevole di clerici, laici e monaci.

Devastatio Cosmopolitana - attesa a Venezia


Il conte di Champagne mori proprio quando aveva completato tutti i necessari preparativi [24 maggio 1201].
Il marchese [Bonifacio del Monferrato] accettò di rispettare i voti del conte. Per questa ragione il marchese è stato direttamante eletto comandante dell'armata. Il conte di Perche morì prima del viaggio. Suo fratello, Lord Stefano accettò la sua croce. Anche Mastro Folco morì quando era pronto per la battaglia.  Il Signore Odo di Champlitte e il castellano di Courcy ricevettero, con l'autorità del Re di Francia e i suoi saggi concellieri, le immense ricchezze di Folco per pagare le necessità della Santa Armata.

Come questa armata, raccolta da diverse ragioni del mondo, si riuniva in Lombardia, i Lombardi, dopo un accordo, promulgarono un editto per cui nessuno poteva dare ospitalità ai pellegrini oltre una notte o vendere loro provviste. Conseguentemente i Lombardi spinsero i pellegrini da una città all'altra. Inoltre il signor Papa aveva ordinato [1202] di prendere il passaggio [per la Terra Santa]  da Venezia.

Quando essi arrivaron lì, fu loro vietato di abitare in città  e furono  accampati nell'isola di San Nicola [oggi Lido]. Li, dopo aver alzato le tende, essi attesero il passaggio dalle calende di Giugno alle calende di Ottobre.

Un sistarius di grano [una pinta] veniva veduto a cinquanta soldi [reddito medio mensile di una famiglia veneziana]. Come piaceva ai veneziani, essi decretarono che nessuno dei pellegrini poteva lasciare l'isola su nominata. Di conseguenza i pellegrimi, quasi come prigionieri, erano domitati da loro sotto ogni rispetto.

Infine una grande febbre si diffuse tra la gente comune. Di conseguenza molti ritornarono a casa   e molti altri si avviarono verso la Puglia per altri porti e attraversarono il mare. Una minoranza restò a Venezia, e tra di loro crebbe una unusuale mortalità. Il risultato fu che i morti potevano a fatica essere sepolti dai vivi.

Alla festa di Santa Maria Maddalena [22 Luglio] il signor Cardinale Pietro venne a Venezia e, in modo meraviglioso, alzò il morale dei pellegrini con la sua predicazione entusiasmante. Egli rimando a casa, con sue lettere gli ammalati, i poveri, le dpnne e tutte le persone deboli.
Fatto questo egli ritornò a Roma.

Alla festa dell'Assunzione della Beata Maria [15 agosto] il marchese raggiunse l'armata e fù confermato come suo comandante.

Dominatio  Cosmopolitata . Il viaggio verso Zara


Il Marchese e gli altri baroni giurarono ai Veneziani che essi avrebbero dato loro assistenza  per un anno. Mentre avveniva questo le navi venivano armate e caricate. 


C'erano quaranta navi, 62 galee e 100 trasporti. La flotta cominciò a muovere alla calende di Ottobre. Sulla sinistra del porto la nave del signore Stefano di Perche, Viola, fu perduta. I Veneziani, in compagnia dei pellegrini, fecero la loro strada attraverso il mare e arrivarono in Istria.


Essi imposero la sottomissione a Trieste e Muggia, essi costrinsero l'Istria, la Dalmazia e la Slavonia a pagare tributi.  Essi veleggiarono a Zara dove il loro giuramento giunse a compimento.

Dominatio Cosmopolitana - la presa di Zara


Essi entrarono nel porto il giorno della festa di San Martino (di Tours, 11 Novembre).
Assediarono Zara sia da terra che dal mare. Eressero più di 150 macchine,  mangani, ed anche scale, torri di legno e numerosi altri strumenti di guerra. Essi minarono anche le muro.

Quando i cittadini di Zara videro questo la città si arrese nel quindicesimo giorno, con il risultato di salvare solo le loro persone e di lasciare tutto quello che possedevano nel potere del Doge di Venezia.  Il doge riservò a se e alla sua gente metà della città e diede l'altra metà ai pellegrini.  Essi saccheggiarono la città senza pietà.

Nel terzo giorno dall'ingresso in Zara sorse una rissa tra i veneziani ed i pellegrini nella quale più di cento persono morirono.
I baroni tennero i beni della cittò per se, non dando nulla ai poveri. I pellegrini soffrirono molto in povertà e fame. Conseguentemente quando si lagnarono grandemente con i baroni, cercarono di ottenere delle navi per essere traghettati ad Ancona, circa mille partirono con il permesso e in  più di mille lasciarono senza permesso, perchè c'era l'ordine che nessono poteva permettere a chiunque di lasciare l'armata. Due dei trasporti che li traghettavano andarono perduti.
L'armata passò l'inverno a Zara.

Bibliografia

  • Anonymous Devastatio Constantinopolitana, ed. C. Hopf, Chroniques in greco-romanes inédites ou peu connues (Berlin, 1873), pp. 86-92 - traduzione in italiano dell'autore del sito
  • Andrea, Alfred  Contemporary Sources for the Fourth Crusade Leiden: Brill, 2000 ISBN 9-004-11740-7 Consultazione parziale
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