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"Storia dell Armenia" di Listivert: Capitolo 22

Riguardante la setta diabolica dei Tondrakiani che apparve nel distretto di Harq e che coinvolse molte persone

In Sintesi

L'autore segnala la presenza di eretici tra il clero anche ad alti livelli, tra i vescovi ad esesempio mentre appoggiano l'eresia anche laici e nobili. L'eretico pensa che i sacramenti non siano validi se il sacerdote è in stato di peccato ed emargina i religiosi ignoranti. Un seguace di Yakobus, vescovo eretico, lo denuncia al Catolikos Sargis (Sergio -  Sargis Sewants'I 992-1019 in Ani) e lo accusa di aderire all'eresia dei "Mcgne" Il vescovo eretico viene spretato, imprigionato e marchiato in faccia con il segno della volpe, fugge a Costantinopoli ma la sua eresia viene riconosciuta anche dagli ortodossi. Si rifugia prima a Tondrak, poi, presso i suoi nella montagna  Xlat e poi muore a Martiriopolis
MCGHNEAY o Mcgne: questa denominazione dell'eresia appare solo in Listiverti

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C'era un certo vescovo di nome Yakobos che aveva la sovraintendenza delle chiese di Harq [sud di Erzurum]. All'inizio del suo governo egli si presentava come un uomo virtuoso, indossava il cilicio, digiunava e andava scalzo. Egli selezionava preti che si spostavano con lui. Erano uomini che vestivano abiti grossolani e disadorni, avevano abbandonato i cibi sontuosi, e che erano continuamente occupati a cantare salmi. In questo modo egli aveva fatto meravigliare molta gente, lontana e vicina, e ognuno voleva vederlo. Costoro che erano cresciuti alteri e presuntuosi per la loro autorità, si affidarono a lui in obbedienza tanto che se avesse loro ordinato di morire nessuno si sarebbe opposto nè avrebbe osato aprir bocca per protestare. Ma si trattava di una mistificazione, non il vero stato delle cose. Infatti l'albero viene giudicato dai suoi frutti, come dice il Signore. Similmente l'Apostolo scrisse: "Satana si trasforma perfino in un angelo di luce, così non è strano che i suoi servi si mascherino in apostoli di Cristo [II° Corinti 11.13-14]" Così come un veleno è mescolato con il normale

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cibo e coloro che ne mangiano pensando che si tratti di cibo normale vengono avvelenati. Come il pescatore nasconde l'amo  nell'esca così che il pesce sarà ingannato e catturato dall'amo, così fanno coloro che seguono l'empietà. Essi sono attenti a non mostrare agli altri il loro pozzo di perdizione. [g119] Altrimenti perché una mente sana dovrebbe volontariamente sprofondare in un abisso che non ha uscita?  Per questa ragione essi si avvolgono della nostra pia fede per perdere gli ingenui, ed essi ingannano l'innocente con dolci parole. Infatti le loro parole spargono il cancro e come quella malattia sono difficili da curare, così la gente intrappolata è difficilmente capace di sorreggersi. Invero il nostro Dio stesso pensava a loro nella Sua vivificante evangelizzazione: "Diffidate dei falsi profeti che verranno a voi mascherati da pecore, ma sotto sono lupi pericolosi [Matteo 7.15]".  Consigliando i comandamenti del Signore similmente gli Apostoli hanno detto questo agli abitanti di Filippi: "Attenti ai cani, attenti a servi maligni [Filippesi 3.2]". E' facile guardarsi dai nemici esterni, ma difficile salvarsi dall'ostilità di quelli della nostra parte - come Abele e Giuseppe hanno imparato. Se il nemico è di un popolo

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che parla una lingua straniera è facile per noi vigilare. Ma, come ha scritto il venerabile Giovanni, "Essi si allontanarono, ma non erano dei nostri" [I° Giov 2:19]  e non è facile riconoscerli. Coloro che condividono la stessa lingua e coloro che appartengono allo stesso popolo, coloro che provengono dalla stessa sporgente, possono essere acque dolci o persino amare. Anche se San Giacomo ha detto che questo è impossibile. Ciò nonostante questo era il caso che riguardava il popolo armeno. Le acque amare infatti fluirono dalla stessa dolce fontana; quella che il nostro San Gregorio [l'Illuminatore fondatore della Chiesa armena] aveva fatto fluire per noi dalle profondità della terra (dopo quindici anni di defatigante lavoro in Xor Virap), una fontana dal flusso copioso, simile a quella della visione di Ezechiele, limpida e chiara, nella quale [g120] non potevano scorrere correnti eretiche e pestilenziali. Perché il baluardo della verità era stato fortemente assicurato alla roccia della fede fino a poco tempo fa. In verità San Gregorio stesso, il nostro lume, vide in spirito profetico, agnelli che diventarono lupi e causarono una delittuosa carneficina. Questo avvenne quando l'iniquità umana si moltiplicò nella regione, quando l'eccellente capo famiglia, il seminatore del grano riposava, quando il nemico riusciva a seminare erbacce tra il grano, come avviene nella parabola dei vangeli. La feccia amara si mescolà con l'acqua che da la vita

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che fluiva dalla casa del Signore. Comunque l'eresia fu rapidamente individuata dai vardapets [monaci letterati] della Chiesa che strapparono le inutili erbacce dal prato della nostra fede, e purificarono la feccia amara e le acque con il sale della verità, come fece il profeta Elia. Abbiamo detto abbastanza su questo argomento. Ora è tempo di tornare alla narrazione in modo da dare supporto alle nostre parole. Il vescovo Yakobus, il primo discepolo, il distributore di opinioni sul padre di tutti i diavoli, vedendo quanto era cresciuta la sua falsamente buona reputazione, una fama che la gente stupida ha divulgato, comincia a lanciare frecce contro la nostra fede, frecce le cui punte sono state temprate nelle braci di quercia. Perché era un ottimo oratore egli stregò le orecchie di molti con la sua oratoria. Su questa base egli pensò di poter rovesciare la Santa Chiesa. Egli non ricordò il comandamento del Signore e la ferma promessa fatta a Pietro: "Tu sei una pietra e su questa pietra io costruirò la mia chiesa, e le porte dell'Inferno non prevarranno" [Matteo 16.18]. Ma Yakobus non credeva a questo, piuttosto egli considerava queste singolari parole quelle di un uomo ordinario. Pertanto egli iniziò

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la battaglia, pensando di spogliare la Chiesa della sua gloria, esattamente come nei tempi antichi la prostituta aveva tagliato che chiome di Sansone così che l'invincibile poté essere tradito e consegnato in mano straniere. Anche Yakobus voleva tradire la Santa Chiesa e porla nelle mani dei seminatori di discordia, la chiesa che era stata riscattata dal Santo Sangue di nostro Signor Gesù Cristo e glorificata e incoronata con la croce invincibile erigendo in essa un altare di mistero, che ricorda l'Albero della Vita nell'Eden, il cui frutto immortale era il vero corpo del donatore di vita, secondo il suo veritiero comando: "Chiunque mangia del mio corpo non morirà mai" [Giovanni 6.56-58].  Vedi come questo abile e furbo, vedi come, con una duplicità da serpente, progettava di iniettare il suo inquinante veleno in coloro che sono nella salute della fede. Iniziò scegliendo tra i preti, in base al loro valore, dicendo agli incapaci di stare in silenzio. Quando questo era apprezzato da molta gente egli aggiungeva qualcosa ad esso: egli ordinò a questi validi preti di dire messa, ma tre volte all'anno. Ora è detto nei canoni del Concilio di Nicea che, sebbene un individuo sia estremamente in stato peccaminoso, la sua confessione debba essere accettata, gli deve essere data la comunione nel corpo e nel sangue del Signore e deve essere reso degno delle messe tutti i rituali cristiani. Ma Yakobus rifiutava di accettarlo.

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Al contrario egli pensava che se il peccatore non si pentiva personalmente, nè preghiere [per il defunto] e messe potevano aiutarlo.  Quindi con i suoi accoliti,  lo [il peccatore] rendevano ridicolo  e lo deridevano. L'animale [del sacrificio] deve essere sospinto ed essi dicevano: "bestia sfortunata, è già abbastanza brutto che egli, durante la sua vita ha peccato ed ora è morto, ma come hai peccato tu che devi morire con lui?" A questi [insegnamenti] la gente si divideva in due gruppi: alcuni li accettavano [g122] altri no. Ciascuno era confuso e dubbioso ee si chiedevano quali fossero le consegunze; questo includeva coloro che a quel tempo seguivano il volere di Dio, nel deserto ed in caverne, e chiedevano l'illuminazione del Signore benedicente con sospiri e richieste lamentose. In due occasioni si tennero assemblee che raccoglievano innumerevoli persone, numerosi padri [della chiesa], patriarchi, preti ed anche laici. Comunque tutti i principi del distretto erano legati, come incatenati,  a quelle errate affermazioni, essi giurarono che sarebbero morti in battaglia prima di consegnarlo alla folla. Nel frattempo [Yakibos], ricordando Nestorio, rimanava a casa molto incoraggiato e mandava risposte all'assemblea tramite messaggeri. Poneva le sue speranze sull'aiuto dei Principi, e non di Dio, ma egli non pensava al

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salmo davidico che dice: "E' meglio affidarsi al Signore che ai principi" [Salmi 117.8]. Il miserabile pensava di poter conquistare la verità con l'aiuto umano. Dio, comunque, non permette che la forza dei peccatori si avvicini ai giusti, così che i giusti non rivolgano le loro mani al demonio. Dio influenza il volere di coloro che lo temono. Egli ascolta le preghiere di coloro che si rivolgono a Lui. Dio quietò le tempeste e portò la pioggia in tempo di siccità, tutto per le preghiere anche di un solo uomo. Egli ci ha anche visitato e ha salvato la sua gente. Nella sua profonda saggezza conosce da lontano come porre le fondamenta di grandissime questioni. Invero anche in questa questione egli dispose le cose in sodo di soccorrerci. Gli eventi evolvero come segue. C'era un clerico di nome Esayi dal distretto di Karin, discendente da una pia famiglia, che attirato dalla famosa virtù, andò [g123] e diventò un suo adepto. Ora quando le investigazioni su Yakobus iniziarono Esayi sorvegliò attentamente le cose. Egli era un uomo molto colto, e mostrava grande intimità verso Yakobus, dichiarando di essere uno degli adepti di Yabobus. Osservando e informandosi sulla fede "mcghne" [EN:Mcghneay] di Yacobus. Esayi andò

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e informò il santo patriarca Sargis []. Ora quando egli sentì queste cose e poichè gli eventi continuavano a dispiegarsi, egli convocò a sé il miserando uomo con dolci parole e lo ripagòquando si incontrarono. Quindi lo rimosse dai ranghi del sacerdozio e marchiando la faccia di Yakobus con il segno  di una volpe egli pregò a voce alta: "Chiunque rinuncia alla fede del Santo [Gregorio] Illuminatore e striscia nel recinto di queste bestie con la faccia umana, gli empi Tondrachiani, e si unisce a loro, subisca lo stesso giudizio e punizione" Sergis ordinò che il più miserabile tra gli uomini fosse confinato in prigione, poiché voleva che si pentisse e promettesse di stare lontano da quella odiosa setta. Poiché egli era grandemente preoccupato per la perdita di un anima. Ma come ha detto Geremia, il fuoco non può dimenticare di bruciare, l'Indiano non può perdere le sue tenebre e il leopardo non può perdere le sue macchie, così anche la persona diabolica non può perdere i suoi modi demoniaci. Quindi, durante la notte Yakobus scappò di prigione e fuggì attraverso il territorio Bizantino fino a che non raggiunse la città reale di Costantinopoli. Lì calunniò la nostra fede [Apostolica Armena] e richiese il battesimo secondo i loro riti [ortodossi.] I bizantini, nella loro saggezza, appresero la faccenda e compresero chi gli era. Essi rifiutarono.

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dicendo invece: "Chiunque gli armeni hanno rifiutato e disonorato per fatti riguardanti la fede, anche noi non lo accettiamo". non avendo successo egli si alzò e venne nel distretto di Apahunik, in quella residenza di Satana, l'assemblea degli atei, in quel covo di bestie chiamato Tondrak [ Turco: Tendürek Dağı, Armeno: Թոնդրակ, Tondrak) dal nome di una formazione vulcanica a nord-est del lago Van vicino a Dogubayazid ], dove, temporaneamente egli si nascose in segreto. Si dice che, comunque, che anche la gente del posto non lo accettasse a causa della sua eccessiva impurità. Di conseguenza egli lasciò quel posto e andò alla montagna di Xlat' dove trovò la sua gente, sistemata nei campi ed in spazi aperti. ed egli rimase con loro. Dopo essere stato qualche tempo  egli parti per la città chiamata Muharkin [Tigranakerd/ Martyropolis/ Mufarghin/ Meiafarakin oggi Silvan, ad est del lago Van] dove egli morì atrocemente. Gli morì come un asino e fu sepolto come uno che lascia una memoria funesta tale che chiunque che ascolti questa narrazione lo maledirà.
Versione 2 , 10/4/2013
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