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Versione 1.2 - 28/1/2010

"Storia dell'Armenia" di Listivert - Capitolo 23

Come il fuoco di quell'eresia infiammò i confini di Mananaghi

In sintesi

L'eresiarca è un monaco anziano, ha studiato con un monaco proveniente dalla Georgia (Albania del Caucaso) coinvolge nell'eresia una donna dell'alta società, la quale coinvolge altre donne che si comportano come sacerdoti. I seguaci  si raccolgono nei villaggi di proprietà delle donne (Kashe e Aghiwsoy), anche il vescovo eretico Yakobus è presente (Capitolo 22).  Gli eretici hanno la protezione di un principe di nome Vrverth di Manamali, il principe viene inquisito ma viene salvato dall'intervento del vescovo Episarhat e dalla vicinanza alla corte dei Bagraduni.
Note da Conybeare e Bedrosian

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C'era un certo monaco adultero chiamato Kuncik che abitava vicino alla città-fortezza di Shirni che oggi è il nome dato alla sua campagna. Era  di età avanzata e aveva entro di sè il fermento dell'impurità. Egli aveva studiato con un perverso monaco che diceva di venire dalla Aghbania [Albania del Caucaso, Georgia], ma era di fatto il figlio primogenito di Satana e il magazzino dei suoi piani. Pertanto il fumo della fornace della Gahenna era sempre spumeggiante dalla sua bocca e molti furono avvelenati e morirono. Ora questo Kuncik, diligente servo di Satana, istruì una certa donna di nome Hranoysh [nome femminile comune nella famiglia reale dei Bagratidi] che apparteneva ad una importante e nobile dinastia, padrona di terreni e sua vicina. Una volta infettata da quel mortale veleno, ella insoddisfatta per la sua stessa perdizione, preparò molti altri come complici della loro eresia. Prime e più importanti due donne, della sua famiglia, chiamate Axni e Kamara, veramente una volonterosa complice [in armeno kamarar] di Satana. [g125] Queste due erano sorelle, infettate da questo dissoluto e ingiurioso male che è caratteristico della loro congrega, e per le arti di magia esse divennero  vardapet [monaci filosofi] di Satana e il padre di tutti i demoni le fece forti. "essi affilarono le loro lingue come spade e dirigevano le loro amare parole come freccie", 

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mirando ai cuori dei giusti. Esse colpirono e ferirono mortalmente molte anime innocenti. Queste due sorelle possedevano due villaggi, dalla loro eredità patrimoniale che essi trasformarono in dimore e tane dell'ingannevole drago serpente. Yacobus si annidò li e vomitò violentemente la sua bile. Le sorelle raccolsero il veleno e, agendo come portatrici di tazze, lo diedero da bere alla gente che viveva nei dintorni fino alla rovina. Era su gente come questa che Mosè scrisse "il loro vino è il veleno dei serpenti e  il crudele veleno delle aspidi impossibile da guarire [salmo 63.4]".  C'era un certo principe chiamato Vrverth che diventò il volontario fratello di queste streghe. Prima era stato saldo nella fede e pronto negli atti pii, fino al punto di costruire nelle terre del suo patrimonio un rifugio per i chierici e  per accogliere  lì i fratelli asceti. All'interno dei suoi estesi possedimenti egli li tenne liberi dal bisogno. I loro capo era conosciuto come Andreas, un uomo molto conoscuto nelle competizioni culturali ecclesiatiche. Questo principe li visitava ogni anno durante il digiuno di  Quaresima e rimaneva con loro fino al giorno di Pasqua, facendo molto per rispondere

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ai loro bisogni. Egli si era dimostrato avanti a molti per quanto riguarda la carità ai poveri [g126] e nel mostrare sottomissione ai voleri dei preti. Il diavolo lo prese in trappola tramite quelle donne che copulavano indiscriminatamente con lui. Queste prostitute ammalate, che non pensavano  alla loro consanguinità. Tale è la loro tana di perversione. Questa è la quarta figlia sanguisuga di cui a parlato Salomone e di cui il divino Apostolo disse: "cadono nella passione dell'ozio come pagani quelli che non conoscono Dio" [I Tess 4.5]". Vedete voi che quella malattia è pagana? Vedi come il divinamente il santo Salomone ha detto: "Figlio mio, tieniti lontano dall'adulterio con donne straniere. chiunque esse trovano abbastanza pazzo esse lo convinceranno a restare con loro con le loro parole di miele. Poiché le labbra di una donna perduta gocciolano miele, e il loro parlare è liscio come l'olio; ma alla fine ella è amara come assenzio perché lei terrà i suoi amanti, legati come cani, li trascineranno come un vitello al macello ed esse li uccideranno come una capra colpita da una freccia nel fegato. Non c'è cura per questo fino a che, morto, raggiungi l'inferno perché la loro casa è l'abisso dell'inferno" [Proverbi 5.3] Intrappolato da loro il miserevole Vrverth perse la sua prudenza e decadde dalla fede, diventando nemico di Dio e dei Suoi santi.

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Gli rinnegò in Signore alla cui fonte santa era stato battezzato, egli dimenticò il Signore che lo aveva allevato con il suo corpo e sangue. Avendo lasciato la casa, egli fu disonorato. Egli dimenticò il convenuto divino, e si allontanò dalla comunione con gli ordini ascetici. Il luogo che era stato il luogo di incontro dei clerici, che egli aveva costruito con grandi spese e lavoro, dove gruppi di cantori di salmi e chierici, con divino accompagnamento, cantavano dolci canti in gloria del Signore, è ora silenzioso, in rovina e desolato. Che cosa pensate sia succeduto dopo?  Il miserabile andò ad unirsi con quelle diaboliche donne e si associarono a loro tutti gli abitanti dei terreni che naturalmente appartenevano a loro e di cui abbiamo parlato poco fa, cioè [gli awan - villaggi probabilmente nella regione di Taron, a sud di Erzurum] Kashe e Aghiwsoy. Frementi di rabbia diabolica, essi distrussero le chiese che da tempo erano state costruite in quei luoghi ora infestati da serpenti. Ogni volta che trovavano il momento opportuno per vendicare il loro padre satanico esse distruggevano impudentemente i simboli della nostra salvezza, l'arma della Vittoria del Signore nei loro villaggi. E' stato attraverso la Croce che la vittoria della morte è stata annullata e la tentazione del furbo Nemico è stata rimossa. Il venerabile Paolo, ignorando gli esseri creati, era orgoglioso del suo potere quando disse:  "non mi vanto di nulla se non della Croce di Nostro Signore Gesù Cristo" [Galati 6.14*]. Visto che abbiamo menzionato la croce

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lasciatemi aggiungere a questa narrazione un  meravigliosa relazione che lascerà trepidanti tutti gli ascoltatori. In una zone delle montagne Paxra che oggi è chiamata Gaylaxazut c'era un antico awan (villaggio) chiamato Bazmaghbiwr [molte fontane] e li era stata eretta una risplendente e meravigliosa Croce. A causa di questa croce il villaggio era stato rinominato fino ad oggi Xach' [Croce]. Nella notte del giorno della grande Pentecoste, chiamata la "Nuova Domenica", vennero qui volontarosi servi di satana e colpendo il divino simbolo con martelli lo rovinarono e lo trascinarono a terra. Poi se ne andarono in segreto e rientrarono nelle loro tane infestate da serpenti. Il cielo in alto fu stupefatto e la terra afflitta con tremore. Nel buio della sera, Aurora si lamentava [g128] e piangeva quel fatto. Ora, come secondo l'uso, al canto del gallo, il presbitero si alzò e andò davanti alla croce per officiare la cerimonia della grande domienica. Osservando la spaventosa scena egli si strappò il collare  e  le vesti. Quindi radunò gli abitanti gridando forte perchè accorressero subito sul posto. Vedendo la scena essi erano stupefatti, e ritornarono a casa gridando forte e battendo i loro petti.

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Quindi ogni uomo, donna, vecchio e giovane si lamenta singhiozzando all'unisono. Mentre essi erano cosi carichi, improvvisamente, attraverso l'ineffabile saggezza del Signore, essi ebbero un pensiero. La sera in cui era avvenuto l'evento era cominciato improvvisamente a nevicare imbiancando la campagna. Così, seguendo le impronte degli empi, essi furono portati alle loro tane. Essi avvertirono subito il santo Patriarca Samuel, il quale arrivò prontamente con una grande moltitudine. Raccogliendo i vescovi, i presbiteri, i padri del distretto egli li catturò e mise a fuoco il covo degli empi maledicendo i loro beni e proprietà come nel passato Joshua maledisse Gerico cosi che nessuno poterva rischiare di prendere alcunché. Inoltre egli arrestò sei di loro che erano chiamati vardapets di quella maligna e pazza religione e venne, con la folla, alla citta di nome Jerma [oggi in Iran ad ovest del lago Daryachel Oroumieh]. Egli ordinò che le loro facce fossero segnate con il segno di una volpe, così che servisse a segnalarli in eterno, chiaro e riconoscibile a tutti così che nessuno, ignorante, potesse essere in comunione con loro, ma piuttosto potessero essere cacciati da tutti come bestie demoniache. Dopo questo egli benedì quelli che erano stati con lui e li mandò in pace [g129]

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Quando arrivò l'estate l'imperatore mandò un giudice, il cui nome era Eghia, per verificare gli affari della regione. Quando egli raggiunse il distretto di Ekegheac' [karin, Erzurum], il maledettissimo Vrverh si presentò da lui e accusò il sommamente rispettabile Patriarca Samuele e gli altri vescovi con lui dicendo: "hanno rubato nella mia casa, bruciato il villaggio". Inoltre li dichiarò responsabili del furto di molti tesori e beni. Quando il giudice ascoltò questo, diventando sempre più adirato, mandò soldati per portare davanti a lui rapidamente i venerabili vescovi. Appena i soldati arrivarono il capo dei vescovi scrisse al clero, ai presbiteri e i cenobiti che si riunissero immediatamente presso di lui. Ricevendo le notizie, fu come se ciascuno fosse avvertito dalla provvidenza di Dio, immediatamente una multitudine di persone si radunò in un posto, non solo preti, ma soprattutto laici e il loro numero era cosi grande che non sono capace di registrarlo. Essi andarono, come un sol uomo, alla confluenza dei fiumi Eufrate e Mananaghi [a sud di Erzurum] sugli argini dell'Eufrate. Accadde allora che iniziasse a piovere e, ingrossato dal rovesci di pioggia, l'Eufrate si alzava e scorreva in piena. I soldati, avendo portato una barca, si affrettarono per portare il vecchio vescovo Samuele e il suo fratello Teodoro,

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all'awan chiamato Kot'er, poichè il giudice era lì. Comunque la gente, proteggendo efficacemente i vescovi, non permisero ai soldati di toccarli. Essi dissero: "portiamo prima dall'altra parte questi (vescovi) e poi il popolo" Con questo ottennero il consenso del popolo. Quindi, presi i vescovi, li tragettarono sull'altra sponda. Fermata la barca essi misero i vescovi in prigione. Quando la gente comprese l'inganno [g130] - in quanto non avevano ridato loro la barca come avevano promesso - cominciarono a darsi coraggio l'un l'altro con alte voci e frasi di esortazione, dicendo che era meglio morire attraversando il fiume che permettere che i sovraintendenti della fede fossero rimproverati. Era sera. Il sole era al tramonto, avendo disperso i suoi raggi e dando risalto alle stelle che ornavano il cielo. I preti venendo avanti, divisero le acque non per il mistero della Croce, ma piuttosto, portando quel simbolo del trionfo del Signore nelle loro mani e alzato sopra le spalle e con ferma fede essi divisero in due gli alti marosi che, somigliando a destrieri intrattabili, imbrigliati dalla forza della fede, diedero strada alla gente per attraversare. Nessuna persona

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di tutta la moltitudine fu ferita. Dopo aver traversato essi passarono tutta la notte cantando conti di ringraziamento a Dio. Come capo della truppa essi avevano Maria Immacolata (che è la santa Chiesa) che portava nelle sue mani un tamburo (che è la correttezza della fede), essi non erano silenziosi e senza arte come sono coloro che sono conquistati da dissolute malattie ereticali, piuttosto, essendo puri, nel fervore dello Spirito Santo, pronti con canti squillanti, con il plettro della lira di Davide che essi fecero risuonare nelle orecchie di tutti "benedetto sia il Signore perchè ha fatto un miracolo" [Salmi 97.1]. Pregando il Signore con tali canti essi rischiararono l'intera notte. Ora il giudice quando sentì della dispensa divina e del miracolo, comprese che il Signore stava visitando il nostro popolo. Tremando per l'estrema gioia gli disse preghiere di riconciliazione e chiese l'aiuto di Dio: "io non distorco, per ignoranza, le Tue leggi, o Signore" egli disse. Quando il giorno sorse era Domenica [g131] Il giudice andò nel vescovado di P'rris cercando un giusto processo e affidò il caso ai capi del popolo. Essi comandarono allo spregevole e colpevole Vrverth di presentarsi in giudizio. C'è una creatura conosciuta come la seppia  della quale si dice che per scappare ai cacciatori essa cambi di colore. 

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Così fu quando egli videla durezza della giustizia, alla quale non poteva resistere; perché quando la luce sorge, le tenebre sono scacciate quando appare la verità, le falsità scompaiono. Che cosa poteva fare, che astuzia poteva trovare? Egli promise che sarebbe diventato Romano (Bizantino) e corrompendo un vescovo di nome Episarhat, egli accettò di diventare suo figlio adottivo. Il vescovo apparve al processo e li implorò di acconsentire e il giudice fu d'accordo. Questo fu perché il fratello dell'empio, con il suo stato principesco, coraggio e valore, era uno dei conoscenti e compagni selezionati del re e il giudice fu molto prudente su questo. Di conseguenza lo affidò al vescovo, come quest'ultimo aveva richiesto. Comunque, per quei camerati che essi trovarono, dopo averli assoggettati a duri tormenti e bastonature, essi li perseguirono e bruciarono le loro case.
L'assemblea benedisse il giudice e si sciolse in pace.  Comunque il verdetto di Dio cadde rapidamente su di lui, che, sebbene capace di evitare la punizione fu incapace di sfuggire dalla mano dell'Onniscente.  Quindi, improvvisamente, il suo corpo bruciò per la febbre, come in Erode, e poichè le sue dita erano così rinsecchite che egli era incapace di magiare; qualunque cosa egli fosse capace di inghiottire egli lo rigettava perchè il suo esofago era bloccato.

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Così egli rimase fino alla morte e il suo corpo decadde per lebbra e sifilide. Certamente egli rimase infiammato con la stessa diabolica eresia fino alla fine della vita. I dolori del suo corpo erano un costante ricordo della Gehena dove viene tormentato. Comunque, essendo troppo folli i loro  atti da "mcghne", abbiamo ritenuto inappropriato metterli per iscritto, perchè nessuno è fermo quando li sente perché la narrazione di molti peccati può indurre  anche l'ascolatore  a fare lo stesso. Di conseguenza lo ho evitato. Comunque quello che si conosce su di loro e che io ho sentito su di loro è questo: essi non accettano del tutto la Chiesa, nè i rituali della Chiesa - nessun battesimo, non il grande e meraviglioso mistero della messa, non la Croce, non l'osservanza delle feste. Ma permetti che noi, i veri credenti nella Santa Trinità, teniamo ferme le dottrina  confermata della luce , che abbiamo appreso dai santi Padri. Permetti che noi, stando lontano dalla loro atea assemblea, di accumulare maledizioni su di loro.



Mananali fou una regió d'Armènia al sud-est del Djerdan, amb capital a Vizan.

Limitava al nord amb la Karenitida; a l'oest amb Djerdan; al sud, amb la Khorzene; i a l'est, al Mardali (al Tauruberan).

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