Versione 1 - 8/8/2009
Diffusione e storia del Manicheismo
Contemporaneamente ai numerosi viaggi di Mani, suoi fedeli andarono predicando, in piccoli gruppi, oltre l'Impero Sassanide sia ad occidente verso il regno di Palmira e l'Impero Romano che verso oriente verso i territori delle tribù turche dell'asia centrale, l'India e la Cina. Quanto segue è ricavato dai testi di Gnoli e di Lieu.
Manicheismo nell'Impero Sassanide e nel mondo Mussulmano
Dopo morte di Mani (277) il re Wahram I° (o anche Bahram, Vahram o Vararane (273-277)) inizia le persecuzioni dei manichei in tutto il territorio dell'impero Sassanide.
La persecuzione prosegue durante il regno di Wahram II° (o anche Bahram II 277-293) e il gran sacerdote zoroastriano Kartir Hangirpe raggiunge l'apice del suo potere; in questo periodo (291 o 292) viene ucciso Sisin (o Sisinnios) successore di Mani alla guida della Chiesa Manichea, A Sisinnios succede Innaqios.
Successivamente i Manichei, godono di un periodo di tolleranza durante il regno di Narseh (293-302) per l'appoggio del vassallo "Amr b Adi" o "Amaro", in copto, signore di Hira , ma la persecuzione riprende sotto il regno di Ormisda II° (Ohmezed II° 303-309) e continua sotto Sapore II (Sabhur II° 309-379), per ripetersi più volte sotto altri re sassanidi.
Non si hanno praticamente più notizie dei Manichei fino al 580 quando inizia in Transoxiana lo scisma dei Denewar, gli "osservanti della vera religione", guidati da Sad Ohrmezd si separano dalla Chiesa Manichea di Babilonia fino a circa al 730. Durante questo intervallo in Iran si ha, nel 531, la repressione dei seguaci Mazdak da parte del re Cosroe I° Anoshakraw (531-579).
Nel 661 cade l'Impero Sassanide per mano dei mussulmani che instaurano a Bagdad il califfato Ommayyade (661-750); durante il Califfato i Manichei godono di un periodo di tranquillità.
Le cose cambiano con l'avvento del Califfato Abasside (749-1258). Tutte le sette dualistiche inclusi i cristiani gnostici e marcioniti, i manichei e mazdakiti subiscono repressioni da parte dei mussulmani. La persecuzione inizia in particolare con il Califfo Al-Mahdi (775-785); in questo periodo (760 ca) sappiamo che il capo della comunità manichea Al-dayhuri di origine africana, si adopera per comporre dissidi nella comunità mesopotamica provocati dai seguaci di Mihr e Miqlas.
La persecuzione continua con i calidffi Al-Hadi (785-786) e Hrn al-Rashd (786-809) e durante il califfato di Al-Ma'mun (813-833) prende vita animato dibattito teologico per la confutazione del Manicheismo. Dopo un periodo di tranquillità, il califfo Al-Muqtadir (908-932) riprende la persecuzione dei Manichei tanto che nel 932 essi trasferirono la loro sede principale da Al-Madain (Bagdad) a Samarcanda, segno dell'importanza della migrazione dei manichei verso oriente. Piccole comunità sopravvissero a lungo in Mesopotamia e Al Biruni incontra manichei a Baghad attorno al 1000.
La persecuzione prosegue durante il regno di Wahram II° (o anche Bahram II 277-293) e il gran sacerdote zoroastriano Kartir Hangirpe raggiunge l'apice del suo potere; in questo periodo (291 o 292) viene ucciso Sisin (o Sisinnios) successore di Mani alla guida della Chiesa Manichea, A Sisinnios succede Innaqios.
Successivamente i Manichei, godono di un periodo di tolleranza durante il regno di Narseh (293-302) per l'appoggio del vassallo "Amr b Adi" o "Amaro", in copto, signore di Hira , ma la persecuzione riprende sotto il regno di Ormisda II° (Ohmezed II° 303-309) e continua sotto Sapore II (Sabhur II° 309-379), per ripetersi più volte sotto altri re sassanidi.
Non si hanno praticamente più notizie dei Manichei fino al 580 quando inizia in Transoxiana lo scisma dei Denewar, gli "osservanti della vera religione", guidati da Sad Ohrmezd si separano dalla Chiesa Manichea di Babilonia fino a circa al 730. Durante questo intervallo in Iran si ha, nel 531, la repressione dei seguaci Mazdak da parte del re Cosroe I° Anoshakraw (531-579).
Nel 661 cade l'Impero Sassanide per mano dei mussulmani che instaurano a Bagdad il califfato Ommayyade (661-750); durante il Califfato i Manichei godono di un periodo di tranquillità.
Le cose cambiano con l'avvento del Califfato Abasside (749-1258). Tutte le sette dualistiche inclusi i cristiani gnostici e marcioniti, i manichei e mazdakiti subiscono repressioni da parte dei mussulmani. La persecuzione inizia in particolare con il Califfo Al-Mahdi (775-785); in questo periodo (760 ca) sappiamo che il capo della comunità manichea Al-dayhuri di origine africana, si adopera per comporre dissidi nella comunità mesopotamica provocati dai seguaci di Mihr e Miqlas.
La persecuzione continua con i calidffi Al-Hadi (785-786) e Hrn al-Rashd (786-809) e durante il califfato di Al-Ma'mun (813-833) prende vita animato dibattito teologico per la confutazione del Manicheismo. Dopo un periodo di tranquillità, il califfo Al-Muqtadir (908-932) riprende la persecuzione dei Manichei tanto che nel 932 essi trasferirono la loro sede principale da Al-Madain (Bagdad) a Samarcanda, segno dell'importanza della migrazione dei manichei verso oriente. Piccole comunità sopravvissero a lungo in Mesopotamia e Al Biruni incontra manichei a Baghad attorno al 1000.
Manicheismo ad Occidente (Impero Romano di Oriente e Occidente)
L' apostolo manicheo Patteg raggiunse Roma verso il 280 ed era stato in Egitto nel 244 e 251 assieme al discepolo Adda dopo aver ottenuto buoni risultati nel regno di Palmira con la conversione della sorella della regina Zenobia. Il manicheismo si diffuse ad Alessandria e in tutto l'Egitto, ed in particolare nella regione di Fayum dal 290, e successivamente nell' Africa settentrionale con centro Cartagine. Epifanio di Salamina ("Haereses", LXVI, I) segnala la presenza degli apostoli manichei e il loro successo in Giudea nel 274 .
Prima del 296 il Proconsole d'Africa, Giuliano aveva scritto all'imperatore che i manichei minavano la pace della popolazione e provocavano danno alle città. Diocleziano (Alessandria, 31 marzo 296) comandò al Proconsole di perseguitarli, definendoli setta sordida ed impura recentemente venuta dalla Persia, da distruggere fin dalla radice ("stirpitus amputari"). I suoi capi e propagatori avrebbero dovuto essere bruciati insieme ai loro libri; la massa dei fedeli decapitata, e le persone che simpatizzavano per loro condannate alle miniere; tutti i loro beni avrebbero dovuto essere confiscati.
L'editto di Diocleziano combatte la religione manichea in quanto originata in un impero nemico, ed ha quindi rilevanti motivazioni politiche, comunque l'editto sarà alla base di una serie di successivi editti Imperiali e interventi Papali che continuano fino alla legislazione di Giustinano che lo recepisce. La legge di Giustiniano sarà utilizzata contro tutte le sette cristiane dualista (vedi Manichei Medievali) fino al XIV° secolo.
Nel periodo tra Costantino (312) e Teodosio I° (382) imperatori abbiamo varie segnalazioni circa la presenza e le persecuzioni di credenti manichei nell'impero Ronano.
Papa Milziade segnala ("Liber Pontificalis") che nel 312 esistevano Roma monasteri manichei, Ilario di Poitiers segnala nel 354 la diffusione del manichei nella Francia del Sud ma questa notizia
potrebbe anche riguardare la presenza di Priscilliani; una setta cristiana dualista.
Gli imperatori Valentiniano I° (372) , e successivamente Graziano sebbene in generali tolleranti verso le varie sette religiose, perseguitarono i manichei. Efrem il Siriano (378) ci da notizia della diffusione dei manichei nella Mesopotamia dei suoi giorni ad in particolare Edessa dove il manicheismo fu praticato fino al 450.
Agostino di Ippona, che divenne Manicheo nel 387 e fu "Uditore" per nove anni prima di convertirsi al cristianesimo.
I numeroso testi di Agostino ci danno notizie su vari "Perfetti" manichei presenti in Nord Africa. Per secoli l'opera di Agostino è statala principale fonte sul Manicheismo. Agostino confutò Fausto di Mileve,
in un'opera di 33 libri. Il 28 e 29 agosto 392, Agostino confutò anche un certo Fortunato in una discussione pubblica tenuta nei Bagni di Sossio. Successivamente, il 7 dicembre 404, Agostino disputò con Felice, un "presbyterus" manicheo.
Negli ultimi 25 anni della sua vita Agostino non scrisse contro il manicheismo, per questo si pensa che in quel periodo l'importanza della setta decrebbe.
Nel 382 con l'editto di Teodosio I° la religione cristiana, nella sua espressione Cattolica, diviene la religione di stato dell'impero romano, ma già nel 381 un editto di Teodosio privò i manichei dei diritti civili e li dichiarò incapaci di disposizioni testamentarie.
La repressione dei manichei viene rafforzata dall' editto di Valentiniano II° (389) che confiscò i loro beni, annullò i loro testamenti, e li esiliò. Flavio Onorio (Costantinopoli , 9 settembre 384 ? Ravenna , 15 agosto 423) primo imperatore romano del solo Impero d'Occidente nel 405 , reiterò gli editti dei suoi predecessori, multò tutti i governatori di città o province che si dimostravano negligenti nell'eseguire i suoi ordini, invalidò tutti i loro contratti, li dichiarò banditi e criminali pubblici.
Negli anni dal 384 al 388 si sviluppò a Roma una setta particolare di manichei chiamata dei Martari, che, sostenuti dal capo del gruppo romano, un ricco uomo di nome Costanzo, tentò di creare una
sorta di monastero per gli Eletti. La nuova setta trovò durissima opposizione fra i suoi correligionari.
(Vedi)
L'elenco di interventi contro i manichei continuano fino agli inizi del VI° secolo con editti di Imperatori e interventi di Papi:
Nel 425 Valentiniano III°, nel 445, reiterò gli editti dei suoi predecessori.
Nell'impero romano di Occidente non sia hanno notizie di manichei successive alla fine del V° secolo, anche se essi si erano diffusi in Dalmazia, Italia e Francia e Spagna.
Fuori dall Impero, quando i Vandali ariani conquistarono l'Africa, e Unerico (477-484), Re dei Vandali,perseguitò i manichei che tentavano di prendere vesti ariane.
Ancora, alla fine del VI° secolo, Gregorio Magno vedeva l'Africa come un covo di manichei. Lo stesso avvertimento fu ripetuto da Papa Gregorio II° (701). Questi avvertimenti tardi riguardano probabilmente i Manichei Medievali che sono Cristiani e nulla hanno a che fare con il Manicheismo.
Nell'impero romano d'oriente il manicheismo raggiunse lo zenit tra il 375 e il 400, ma poi declinò rapidamente per rispuntare fuori alla metà del VI secolo. Sappiamo che intorno al 404, Giulia una nobile donna di Antiochia, tentò con la sua ricchezza e la sua cultura di convertire la città di Gaza al manicheismo, ma senza successo.
Altre notizie ci giungono da vescovi e scrittori cattolici: A Gerusalemme , il vescovo Cirillo (315-387) ebbe molti convertiti manichei fra i suoi catecumeni e Nilo da Rossano (910-1004) riporta, da fonte non nota, di sette segrete manichee nel Sinai fino al 430.
Nel 527 codifica della legislazione Giustino I° di Bisanzio e Giustiniano I° di Bisanzio decretarono la pena di morte, non solo contro i manichei che persistevano nella loro eresia, ma anche contro i convertiti dal manicheismo che rimanevano in contatto con i loro precedenti correligionari, o che non li denunciavano immediatamente ai magistrati. Pesanti sanzioni penali furono similmente decretate contro tutti gli ufficiali dello Stato che non denunciavano i loro colleghi, se erano manichei, e contro tutti quelli che possedevano libri manichei. Fu una guerra di sterminio all'interno dei confini dell'Impero, ebbe apparentemente successo.
Prima del 296 il Proconsole d'Africa, Giuliano aveva scritto all'imperatore che i manichei minavano la pace della popolazione e provocavano danno alle città. Diocleziano (Alessandria, 31 marzo 296) comandò al Proconsole di perseguitarli, definendoli setta sordida ed impura recentemente venuta dalla Persia, da distruggere fin dalla radice ("stirpitus amputari"). I suoi capi e propagatori avrebbero dovuto essere bruciati insieme ai loro libri; la massa dei fedeli decapitata, e le persone che simpatizzavano per loro condannate alle miniere; tutti i loro beni avrebbero dovuto essere confiscati.
L'editto di Diocleziano combatte la religione manichea in quanto originata in un impero nemico, ed ha quindi rilevanti motivazioni politiche, comunque l'editto sarà alla base di una serie di successivi editti Imperiali e interventi Papali che continuano fino alla legislazione di Giustinano che lo recepisce. La legge di Giustiniano sarà utilizzata contro tutte le sette cristiane dualista (vedi Manichei Medievali) fino al XIV° secolo.
Nel periodo tra Costantino (312) e Teodosio I° (382) imperatori abbiamo varie segnalazioni circa la presenza e le persecuzioni di credenti manichei nell'impero Ronano.
Papa Milziade segnala ("Liber Pontificalis") che nel 312 esistevano Roma monasteri manichei, Ilario di Poitiers segnala nel 354 la diffusione del manichei nella Francia del Sud ma questa notizia
potrebbe anche riguardare la presenza di Priscilliani; una setta cristiana dualista.
Gli imperatori Valentiniano I° (372) , e successivamente Graziano sebbene in generali tolleranti verso le varie sette religiose, perseguitarono i manichei. Efrem il Siriano (378) ci da notizia della diffusione dei manichei nella Mesopotamia dei suoi giorni ad in particolare Edessa dove il manicheismo fu praticato fino al 450.
Agostino di Ippona, che divenne Manicheo nel 387 e fu "Uditore" per nove anni prima di convertirsi al cristianesimo.
I numeroso testi di Agostino ci danno notizie su vari "Perfetti" manichei presenti in Nord Africa. Per secoli l'opera di Agostino è statala principale fonte sul Manicheismo. Agostino confutò Fausto di Mileve,
in un'opera di 33 libri. Il 28 e 29 agosto 392, Agostino confutò anche un certo Fortunato in una discussione pubblica tenuta nei Bagni di Sossio. Successivamente, il 7 dicembre 404, Agostino disputò con Felice, un "presbyterus" manicheo.
Negli ultimi 25 anni della sua vita Agostino non scrisse contro il manicheismo, per questo si pensa che in quel periodo l'importanza della setta decrebbe.
Nel 382 con l'editto di Teodosio I° la religione cristiana, nella sua espressione Cattolica, diviene la religione di stato dell'impero romano, ma già nel 381 un editto di Teodosio privò i manichei dei diritti civili e li dichiarò incapaci di disposizioni testamentarie.
La repressione dei manichei viene rafforzata dall' editto di Valentiniano II° (389) che confiscò i loro beni, annullò i loro testamenti, e li esiliò. Flavio Onorio (Costantinopoli , 9 settembre 384 ? Ravenna , 15 agosto 423) primo imperatore romano del solo Impero d'Occidente nel 405 , reiterò gli editti dei suoi predecessori, multò tutti i governatori di città o province che si dimostravano negligenti nell'eseguire i suoi ordini, invalidò tutti i loro contratti, li dichiarò banditi e criminali pubblici.
Negli anni dal 384 al 388 si sviluppò a Roma una setta particolare di manichei chiamata dei Martari, che, sostenuti dal capo del gruppo romano, un ricco uomo di nome Costanzo, tentò di creare una
sorta di monastero per gli Eletti. La nuova setta trovò durissima opposizione fra i suoi correligionari.
(Vedi)
L'elenco di interventi contro i manichei continuano fino agli inizi del VI° secolo con editti di Imperatori e interventi di Papi:
Nel 425 Valentiniano III°, nel 445, reiterò gli editti dei suoi predecessori.
- Nel 428 Teodosio II°
- Nel 443 Papa Leone I° Magno (440-461)
- L'Imperatore Anastasio I di Bisanzio (491 al 518) di madre manichea, iterò la condanna a morte dei manichei
- Nel 492 Papa Gelasio I° (492-496) condanna il manicheismo assieme alle eresie cristiane monifisiste, eutichiane, ariane
- Nel 520 circa Papa Ormisda (514-523) sempre nell'ambito della lotta alle varie eresie Cristiane
Nell'impero romano di Occidente non sia hanno notizie di manichei successive alla fine del V° secolo, anche se essi si erano diffusi in Dalmazia, Italia e Francia e Spagna.
Fuori dall Impero, quando i Vandali ariani conquistarono l'Africa, e Unerico (477-484), Re dei Vandali,perseguitò i manichei che tentavano di prendere vesti ariane.
Ancora, alla fine del VI° secolo, Gregorio Magno vedeva l'Africa come un covo di manichei. Lo stesso avvertimento fu ripetuto da Papa Gregorio II° (701). Questi avvertimenti tardi riguardano probabilmente i Manichei Medievali che sono Cristiani e nulla hanno a che fare con il Manicheismo.
Nell'impero romano d'oriente il manicheismo raggiunse lo zenit tra il 375 e il 400, ma poi declinò rapidamente per rispuntare fuori alla metà del VI secolo. Sappiamo che intorno al 404, Giulia una nobile donna di Antiochia, tentò con la sua ricchezza e la sua cultura di convertire la città di Gaza al manicheismo, ma senza successo.
Altre notizie ci giungono da vescovi e scrittori cattolici: A Gerusalemme , il vescovo Cirillo (315-387) ebbe molti convertiti manichei fra i suoi catecumeni e Nilo da Rossano (910-1004) riporta, da fonte non nota, di sette segrete manichee nel Sinai fino al 430.
Nel 527 codifica della legislazione Giustino I° di Bisanzio e Giustiniano I° di Bisanzio decretarono la pena di morte, non solo contro i manichei che persistevano nella loro eresia, ma anche contro i convertiti dal manicheismo che rimanevano in contatto con i loro precedenti correligionari, o che non li denunciavano immediatamente ai magistrati. Pesanti sanzioni penali furono similmente decretate contro tutti gli ufficiali dello Stato che non denunciavano i loro colleghi, se erano manichei, e contro tutti quelli che possedevano libri manichei. Fu una guerra di sterminio all'interno dei confini dell'Impero, ebbe apparentemente successo.
Il Manicheismo ad Oriente (Asia Centrale, India e Cina)
Il manicheismo si diffuse rapidamente ad est della Persia, tanto che, nell'anno 1000 lo storico arabo Al Biruni scrisse:"La maggioranza dei turchi orientali, gli abitanti della Cina e del Tibet ed un certo numero in India professano la religione di Mani", ma anche in Oriente le persecuzioni caratterizzano la storia della
"Santa Chiesa".
Il primo contatto con l'India avviene nel primo viaggio di Mani (240) il quale raggiunge Rew Ardasir, quindi Deb nel delta dell'Indo e il regno di Turan dove converte il re di religione buddista. Una generazione dopo la morte di Mani i suoi seguaci si erano stabiliti sulla Costa di Malabar e gli avevano dato il nome di "Minigrama", ovvero "Insediamento di Mani".
Non si hanno praticamente più notizie dei Manichei fino al 580 quando inizia in Transoxiana lo scisma dei Denewar, gli "osservanti della vera religione", guidati da Sad Ohrmezd si separano dalla Chiesa Manichea di
Babilonia fino a circa al 730.
Mentre si hanno frammentarie notizie della presenza dei manichei in Cina:
1. Nel 694 un vescovo manicheo, Mihr Ohrmezd, si trova alla corte dell'imperatrice cinese Wu Zestian (684-704)
2. Nel 710 Tis, sovrano del Tokhatistan, invia un maestro manicheo alla corte cinese
3. Nel 731 un vescovo manicheo redige il "Compendio della dottrina e della regola insegnate da Mani, "Buddha della Luce", scritto in cinese, ritrovato a Dunhuang e conservato a Londra
4. Nel 732 un editto imperiale riconosce ai soli manichei il diritto di praticare il loro culto in Cina
Le missione Manichee hanno successo nel modo delle tribù turche dell'Asia Centrale:
1. Nel 763 Bugu Qaghan, il sovrano degli Uiguri, una tribù del Turkmenistan , si converte al Manicheismo che diventa religione di corte
2. L'imperatore cinese autorizza (nel 768 e nel 771) i manichei a costruire luoghi di culto e monasteri su richiesta degli Uiguri
3. Ambasciate Uigure (806 e nel 817) introducono il manicheismo alla corte cinese
4. Si data al 815 l'iscrizione trilingue (cinese-turco-sogdiano) di Karabalgasun in Cina che si riferisce ai manichei
Nel 840 la caduta dell'impero iuguro, provocata dai Kirghizi ha come conseguenza il rapido declino del manicheismo e, nel 843, un editto imperiale cinese proscrive il manicheismo.
Una nuova fioritura della "Santa Chiesa" si ha con la formazione di un regno iuguro con capitale Qoco nel Turkestan cinese (850 ca).
Nel 932 i Manichei trasferiscono la loro sede principale dalla Persia a Samarcanda, sotto la protezione della tribu turca dei Tuguzguz che li proteggono dal Principe di Chorazan.
Nel 1250 ca. i Mongoli pongono fine alla signoria Uigura di Qoco, gruppi di Manichei continuano la loro attività per secoli essendosi non solo integrati nella società cinese con attività finanziarie e mercantili sulla Via della Seta ma anche prendendo vesti taoiste e buddiste e in società segrete.
Nel 1292 Marco e Maffeo Polo incontrano dei manichei a Fuzhou nella Cina meridionale.
"Santa Chiesa".
Il primo contatto con l'India avviene nel primo viaggio di Mani (240) il quale raggiunge Rew Ardasir, quindi Deb nel delta dell'Indo e il regno di Turan dove converte il re di religione buddista. Una generazione dopo la morte di Mani i suoi seguaci si erano stabiliti sulla Costa di Malabar e gli avevano dato il nome di "Minigrama", ovvero "Insediamento di Mani".
Non si hanno praticamente più notizie dei Manichei fino al 580 quando inizia in Transoxiana lo scisma dei Denewar, gli "osservanti della vera religione", guidati da Sad Ohrmezd si separano dalla Chiesa Manichea di
Babilonia fino a circa al 730.
Mentre si hanno frammentarie notizie della presenza dei manichei in Cina:
1. Nel 694 un vescovo manicheo, Mihr Ohrmezd, si trova alla corte dell'imperatrice cinese Wu Zestian (684-704)
2. Nel 710 Tis, sovrano del Tokhatistan, invia un maestro manicheo alla corte cinese
3. Nel 731 un vescovo manicheo redige il "Compendio della dottrina e della regola insegnate da Mani, "Buddha della Luce", scritto in cinese, ritrovato a Dunhuang e conservato a Londra
4. Nel 732 un editto imperiale riconosce ai soli manichei il diritto di praticare il loro culto in Cina
Le missione Manichee hanno successo nel modo delle tribù turche dell'Asia Centrale:
1. Nel 763 Bugu Qaghan, il sovrano degli Uiguri, una tribù del Turkmenistan , si converte al Manicheismo che diventa religione di corte
2. L'imperatore cinese autorizza (nel 768 e nel 771) i manichei a costruire luoghi di culto e monasteri su richiesta degli Uiguri
3. Ambasciate Uigure (806 e nel 817) introducono il manicheismo alla corte cinese
4. Si data al 815 l'iscrizione trilingue (cinese-turco-sogdiano) di Karabalgasun in Cina che si riferisce ai manichei
Nel 840 la caduta dell'impero iuguro, provocata dai Kirghizi ha come conseguenza il rapido declino del manicheismo e, nel 843, un editto imperiale cinese proscrive il manicheismo.
Una nuova fioritura della "Santa Chiesa" si ha con la formazione di un regno iuguro con capitale Qoco nel Turkestan cinese (850 ca).
Nel 932 i Manichei trasferiscono la loro sede principale dalla Persia a Samarcanda, sotto la protezione della tribu turca dei Tuguzguz che li proteggono dal Principe di Chorazan.
Nel 1250 ca. i Mongoli pongono fine alla signoria Uigura di Qoco, gruppi di Manichei continuano la loro attività per secoli essendosi non solo integrati nella società cinese con attività finanziarie e mercantili sulla Via della Seta ma anche prendendo vesti taoiste e buddiste e in società segrete.
Nel 1292 Marco e Maffeo Polo incontrano dei manichei a Fuzhou nella Cina meridionale.
Manichei e Manichei Medievali
Numerose eresie antiche e medievali furono classificate dagli inquisitori come Manichee. si tratta delle eresie dei Priscilliani (Spagna e Gallia), Tondrachiani (Armenia), Pauliciani(Siria), Bogomili (Bisanzio e Bulgaria), Patari o Patereni (Italia settentrionale, Bosnia e Dalmazia) e dei Catari o Albigesi (specialmente nella Francia meridionale e Italia centro-settentrinale).
Tutti questi eretici chiamavano se stessi "Buoni Cristiani"; i loro testi sacri erano un sotto-insieme del Nuovo Testamento e non vi è traccia tra i loro testi di libri manichei e la loro religione non ha relazione alcuna con Mani.
Il termine Manicheo, o in scritti più recenti "neo-manicheo", è da intendersi come sinonimo di "Dualista". A seguito dei numerosi editti imperiali e papali essere Manicheo era da intendersi come reato sia per le autorità politiche che religiose; reato che poteva comportare la condanna al rogo e la requisizione dei beni in base alla legislazione consolidata da Giustiniano.
Tutti questi eretici chiamavano se stessi "Buoni Cristiani"; i loro testi sacri erano un sotto-insieme del Nuovo Testamento e non vi è traccia tra i loro testi di libri manichei e la loro religione non ha relazione alcuna con Mani.
Il termine Manicheo, o in scritti più recenti "neo-manicheo", è da intendersi come sinonimo di "Dualista". A seguito dei numerosi editti imperiali e papali essere Manicheo era da intendersi come reato sia per le autorità politiche che religiose; reato che poteva comportare la condanna al rogo e la requisizione dei beni in base alla legislazione consolidata da Giustiniano.