Versione 1 - 28/1/2010
§23 Bernardo Arcivescovo di Spalato
Bernardo arcivescovo di Spalato
A quel tempo l’illustre Bela, re di Ungheria, mandò emissari alla Santa Sede per supplicare papa Innocenzo di esumare i resti del benedetto Re Ladislao e di seppellirli in un luogo più adatto e di dichiarare che Ladislao poteva essere inserito nell’elenco dei santi. [errore di datazione, Ladislao viene santificato da papa Celestino III° (1191-1198)]. Il papa supportò la richiesta e mandò un inviato, il reverendissimo Cardinale Gregorio del Crescentino, affinchè soddisfacesse i desideri del Re nel modo più opportuno. Essendogli stato affidato l’incarico di delegato papale, il cardinale attraversò il mare e, arrivato in Dalmazia, prese terra a Trogir. Poiché la dura presa dell’inverno era ancora in
[136-137]
terra decise di rimanere lì fino a Pasqua [1192]. C’era in questo gruppo di accompagnatori un clerico di nome Bernardo, il suo cappellano, veniva dalla provincia della Toscana, era nativo di Perugia, era un uomo colto ed eloquente ed era alto di statura. Poichè era stato spesso mandato in Ungheria, egli era conosciuto da Re Bela e aveva il favore del Re ma anche di molti principi e prelati di Ungheria. Lo stesso Re gli mandò il figlio Emeric [nato 1174, regna 1196-1204] perchè fosse cresciuto ed educato da lui. Il legato alla fine parti per l’Ungheria e dopo aver completato i suoi impegni per i quali era stato mandato, ritornò a casa. Ma ora la chiesa di Spalato era vacante [dal 1996], e gli spalatini elessero Bernardo [elezione 1198, riconosciuto 1200 -1217] come loro arcivescovo. Essi speravano, che siccome egli era caro al re, che la città e la chiesa potessero ottenere molti vantaggi tramite lui. Essi cercarono l’appoggio del Re, lo ottennero prontamente, e mandarono emissari al papa Innocenzo III° a Roma chiedendo che egli degnamente riconoscesse l’elezione, garantisse la sua consacrazione e di affidare a lui il governo della chiesa di Spalato a loro vantaggio.
Gli emissari da Spalato erano Vukas il decano e Duimus, nipote di Gumay, un laico. Ma il supremo pontefice era riluttante di concedere supporto alla loro petizione, in verità egli sembrava contrario ai loro desideri; vi erano chiari segni che egli intendeva discutere con loro di questo. Ma essi furono così insistenti nelle loro umili richieste che egli alla fine cedette. Ciò non ostante egli disse a Bernardo di chiedere il permesso all’abate del monastero di Santa Maria in Farneto, nella diocesi di Chiusi dove aveva fatto i voti e di rimettere l’abito da monaco egli si era tolto. E tutto questo fu fatto. A seguito di questo egli fu consacrato da Innocenzo. Egli venne a Spalato nell’anno 1200 e cominciò ad applicarsi con grande zelo ai doveri pastorali per il suo gregge.
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terra decise di rimanere lì fino a Pasqua [1192]. C’era in questo gruppo di accompagnatori un clerico di nome Bernardo, il suo cappellano, veniva dalla provincia della Toscana, era nativo di Perugia, era un uomo colto ed eloquente ed era alto di statura. Poichè era stato spesso mandato in Ungheria, egli era conosciuto da Re Bela e aveva il favore del Re ma anche di molti principi e prelati di Ungheria. Lo stesso Re gli mandò il figlio Emeric [nato 1174, regna 1196-1204] perchè fosse cresciuto ed educato da lui. Il legato alla fine parti per l’Ungheria e dopo aver completato i suoi impegni per i quali era stato mandato, ritornò a casa. Ma ora la chiesa di Spalato era vacante [dal 1996], e gli spalatini elessero Bernardo [elezione 1198, riconosciuto 1200 -1217] come loro arcivescovo. Essi speravano, che siccome egli era caro al re, che la città e la chiesa potessero ottenere molti vantaggi tramite lui. Essi cercarono l’appoggio del Re, lo ottennero prontamente, e mandarono emissari al papa Innocenzo III° a Roma chiedendo che egli degnamente riconoscesse l’elezione, garantisse la sua consacrazione e di affidare a lui il governo della chiesa di Spalato a loro vantaggio.
Gli emissari da Spalato erano Vukas il decano e Duimus, nipote di Gumay, un laico. Ma il supremo pontefice era riluttante di concedere supporto alla loro petizione, in verità egli sembrava contrario ai loro desideri; vi erano chiari segni che egli intendeva discutere con loro di questo. Ma essi furono così insistenti nelle loro umili richieste che egli alla fine cedette. Ciò non ostante egli disse a Bernardo di chiedere il permesso all’abate del monastero di Santa Maria in Farneto, nella diocesi di Chiusi dove aveva fatto i voti e di rimettere l’abito da monaco egli si era tolto. E tutto questo fu fatto. A seguito di questo egli fu consacrato da Innocenzo. Egli venne a Spalato nell’anno 1200 e cominciò ad applicarsi con grande zelo ai doveri pastorali per il suo gregge.
Bernardo caccia gli eretici da Spalato
Egli era inoltre uno zelantissimo persecutore degli eretici. [CD 2:351 Innocenzo elogia Bernardo per aver cacciati gli eretici da Spalato e Trogir]. Ora c'erano a quel tempo due fratelli, figli di Zorababel, uno chiamato Matteo [menzionato tra gli zaratini rilevanti tra il 1193 e 1198] e l'altro Aristodio. Anche se il loro padre veniva dalla Puglia, essi erano stati cittadini di Zara sin dall’infanzia. Essi erani vissuti per lo più in Bosnia, erano eccellenti pittori ed esperti nella lavorazione dell'oro. Essi erano anche competenti nella lingua e letteratura latina e slava. Ma, adescati dal demonio, essi erano immersi così profondamente nei pestilenziali abissi dell'eresia che non solo credevano con i loro cechi cuori nell'empia eresia ma anche la predicavano con maligne labbra.
Bernardo scopri che questi uomini stavano in Spalato e che avevano infettato molti altri con i loro insegnamenti corrotti. Egli tentò quindi di attrarli pian piano di nuovo alla ortodossia cattolica con dolci parole persuasive, chiamandoli spesso a se ed esortandoli. Ma quando, con la furbizia e duplicità degli eretici, essi diventarono evasivi e rifiutarono di fatto di convertirsi, l'Arcivescovo immediatamente fece confiscare i loro beni, li legò con le catene dell'anatema e gli espulse dalla città con loro grande disgrazia. Quando i fratelli videro come essi erano afflitti con tali danni grandi e rovinosi essi ritornarono all'obbedienza dei dettami della Chiesa. L'arcivescovo fece loro abiurare l'eresia, giurando sui Santi Vangeli. Egli li liberò dalle catene della scomunica con la cerimonia richiesta per questo scopo e restitui loro i beni. Inoltre tutta la gente che era stata ingannata da loro fu parimenti purificata dall'infezione dell'eresia.
Bernardo scopri che questi uomini stavano in Spalato e che avevano infettato molti altri con i loro insegnamenti corrotti. Egli tentò quindi di attrarli pian piano di nuovo alla ortodossia cattolica con dolci parole persuasive, chiamandoli spesso a se ed esortandoli. Ma quando, con la furbizia e duplicità degli eretici, essi diventarono evasivi e rifiutarono di fatto di convertirsi, l'Arcivescovo immediatamente fece confiscare i loro beni, li legò con le catene dell'anatema e gli espulse dalla città con loro grande disgrazia. Quando i fratelli videro come essi erano afflitti con tali danni grandi e rovinosi essi ritornarono all'obbedienza dei dettami della Chiesa. L'arcivescovo fece loro abiurare l'eresia, giurando sui Santi Vangeli. Egli li liberò dalle catene della scomunica con la cerimonia richiesta per questo scopo e restitui loro i beni. Inoltre tutta la gente che era stata ingannata da loro fu parimenti purificata dall'infezione dell'eresia.
Lotte di potere in Ungheria
In quel tempo Re Bela morì e il suo figlio Emeric gli successe nel trono [incoronazione 1196]. Così Bernardo andò spesso in Ungheria, dove egli era trattato con grande rispetto dal re e riceveva molti doni da lui.
[140-141]
Infatti il re lo riveriva come fosse il padre e qualsiasi richiesta l’archivescovo facesse egli la otteneva senza difficoltà. Per esempio, a richiesta dell’arcivescovo il re diede alla chiesa di San Dommio il sesto del reddito dei mulini sul fiume Jadro che erano pagati settimanalmente al Ban. Ora re Emieric aveva un figlio piccolo ed egli desiderava di farne l’erede del suo regno e voleva che suo figlio fosse congiunto a lui nel regno mentre egli era ancora vivo. All’invito del re Bernardo partì per l’Ungheria: li, con altri prelati delle chiese ungheresi che si erano riuniti per celebrare la gioiosa occasione, egli incoronò il figlio del Re [1204]. Egli fu onorato dal Re con molti regali e ritornò alla sua chiesa. A quel tempo crebbe la discordia tra re Emeric e suo fratello il Duca Andrea. Andrea fu due volte costretto a fuggire nelle zone costiere [il conflitto inizia nel 1198 e diviene forte nel 1203, Andrea era a Zara nel 1198 quando confermò i diritti del monastero di Cosma e Damiano e di San Chrisogono. Sembra che fosse a Zara anche nel 1200] quando l’arcivescovo Bernardo gli offri tutti i servizi d'onore dovuti. Poi egli ritornò in Ungheria e il conflitto tra i due fratelli crebbe anche di più. In verità tutti i maggiorenti del regno e quasi tutto l’esercito ungherse abbandonò il re e slealmente passarono dalla parte del Duca Andrea. Veramente pochi uomini rimasero con il re e anche loro erano terrorizzati dall’estensione della rivolta e e non avevano il coraggio di esortare il re di sperare nel successo, e gli suggerirono di fuggire. Allora accadde che entrambe le parti erano giunte una vicino all’altra e cominciavano a prepararsi seriamente per la battaglia.
[142-143]
Ma poichè il partito del Re era nulla in confronto con l’altro, il Re divenne molto ansioso e sforzò la sua mente in tal modo che egli cercò di inventare qualche piano per questo momento critico. Alla fine, dopo aver ponderato intelligentemente, con inspirazione dal cielo, egli trovò una via di successo per poter recuperare i suoi diritti di regnare e rimanere ancora senza colpa per spargimento di sangue. Così egli disse ai suoi uomini : “state qui per un po’ e non seguitemi”. Poi egli depose le sue armi e prendendo nelle sue mani solo un ramo con foglie egli camminò lentamente entro i ranghi nemici. Mentre passava nella confusione della moltitudine armata egli gridò con voce alta e forte: “E adesso voglio vedere chi ha coraggio di spargere il sangue della discendenza reale”. Vedendolo, tutti arretrarono, e non osando neppure mormorare, essi gli lasciarono un largo passaggio da entrambe i lati. E quindi quando egli raggiuse suo fratello, egli lo prese e guidandolo lontano delle truppe lo inviò in un certo castello per essere sorvegliato. E allora tutti abbassarono le loro armi con vergogna e tutti caddero ai piedi del re e chiesero misericordia. Ed in vero il re che era veramente misericordioso, li ricevette tutti nuovamente nei suoi favori. Non era passato ancora un anno quando Re Emeric cadde in un tipo di malattia incurabile. Quindi, quando seppe che la sua ora era venuta, egli reagì con rapidità. I suoi fratelli furono liberati dalla sorveglianza e portati da lui. Quando Andrea apparve davanti al re, il Re dichiarò le sue volontà davanti a lui, egli gli affidò la tutela di suo figlio e l’amministrazione di tutto il regno finchè l’erede non raggiungesse la maggiore età. Quindi Re Emeric morì [1205] e solo pochi giorni dopo morì anche suo figlio, che era solo un bambino. Allora Andrea vide che i diritti per l’intero regno erano stati trasferiti a solo lui, egli si fece incoronare da tutti i prelati di Ungheria.
[144-145]
Egli mandò anche all'arcivescovo Bernado di Spalato un invito per partecipare alla cerimonia dell'unzione reale. Ma Bernardo pensò che il ragazzo, il figlio di re Emeric, fosse ancora vivo e così non si preoccupò di rispondere alla convocazione reale. Per questa ragione il re fu massimamente contrariato del rifiuto dell'arcivescovo.
[140-141]
Infatti il re lo riveriva come fosse il padre e qualsiasi richiesta l’archivescovo facesse egli la otteneva senza difficoltà. Per esempio, a richiesta dell’arcivescovo il re diede alla chiesa di San Dommio il sesto del reddito dei mulini sul fiume Jadro che erano pagati settimanalmente al Ban. Ora re Emieric aveva un figlio piccolo ed egli desiderava di farne l’erede del suo regno e voleva che suo figlio fosse congiunto a lui nel regno mentre egli era ancora vivo. All’invito del re Bernardo partì per l’Ungheria: li, con altri prelati delle chiese ungheresi che si erano riuniti per celebrare la gioiosa occasione, egli incoronò il figlio del Re [1204]. Egli fu onorato dal Re con molti regali e ritornò alla sua chiesa. A quel tempo crebbe la discordia tra re Emeric e suo fratello il Duca Andrea. Andrea fu due volte costretto a fuggire nelle zone costiere [il conflitto inizia nel 1198 e diviene forte nel 1203, Andrea era a Zara nel 1198 quando confermò i diritti del monastero di Cosma e Damiano e di San Chrisogono. Sembra che fosse a Zara anche nel 1200] quando l’arcivescovo Bernardo gli offri tutti i servizi d'onore dovuti. Poi egli ritornò in Ungheria e il conflitto tra i due fratelli crebbe anche di più. In verità tutti i maggiorenti del regno e quasi tutto l’esercito ungherse abbandonò il re e slealmente passarono dalla parte del Duca Andrea. Veramente pochi uomini rimasero con il re e anche loro erano terrorizzati dall’estensione della rivolta e e non avevano il coraggio di esortare il re di sperare nel successo, e gli suggerirono di fuggire. Allora accadde che entrambe le parti erano giunte una vicino all’altra e cominciavano a prepararsi seriamente per la battaglia.
[142-143]
Ma poichè il partito del Re era nulla in confronto con l’altro, il Re divenne molto ansioso e sforzò la sua mente in tal modo che egli cercò di inventare qualche piano per questo momento critico. Alla fine, dopo aver ponderato intelligentemente, con inspirazione dal cielo, egli trovò una via di successo per poter recuperare i suoi diritti di regnare e rimanere ancora senza colpa per spargimento di sangue. Così egli disse ai suoi uomini : “state qui per un po’ e non seguitemi”. Poi egli depose le sue armi e prendendo nelle sue mani solo un ramo con foglie egli camminò lentamente entro i ranghi nemici. Mentre passava nella confusione della moltitudine armata egli gridò con voce alta e forte: “E adesso voglio vedere chi ha coraggio di spargere il sangue della discendenza reale”. Vedendolo, tutti arretrarono, e non osando neppure mormorare, essi gli lasciarono un largo passaggio da entrambe i lati. E quindi quando egli raggiuse suo fratello, egli lo prese e guidandolo lontano delle truppe lo inviò in un certo castello per essere sorvegliato. E allora tutti abbassarono le loro armi con vergogna e tutti caddero ai piedi del re e chiesero misericordia. Ed in vero il re che era veramente misericordioso, li ricevette tutti nuovamente nei suoi favori. Non era passato ancora un anno quando Re Emeric cadde in un tipo di malattia incurabile. Quindi, quando seppe che la sua ora era venuta, egli reagì con rapidità. I suoi fratelli furono liberati dalla sorveglianza e portati da lui. Quando Andrea apparve davanti al re, il Re dichiarò le sue volontà davanti a lui, egli gli affidò la tutela di suo figlio e l’amministrazione di tutto il regno finchè l’erede non raggiungesse la maggiore età. Quindi Re Emeric morì [1205] e solo pochi giorni dopo morì anche suo figlio, che era solo un bambino. Allora Andrea vide che i diritti per l’intero regno erano stati trasferiti a solo lui, egli si fece incoronare da tutti i prelati di Ungheria.
[144-145]
Egli mandò anche all'arcivescovo Bernado di Spalato un invito per partecipare alla cerimonia dell'unzione reale. Ma Bernardo pensò che il ragazzo, il figlio di re Emeric, fosse ancora vivo e così non si preoccupò di rispondere alla convocazione reale. Per questa ragione il re fu massimamente contrariato del rifiuto dell'arcivescovo.