§27 La vittoria sull'uomo di Cetina
Contrasti in Spalato
Circa allo stesso tempo gli spalatini cacciarono Domald [di Cetina] dall'ufficio comitale e fecero conte un certo nobile da Lika, di nome Visen [m 1222 poi indicato come protettor di eretici]. Ora tra gli uomini di Cetina c'era Budimir e i suoi fratelli, uomini selvaggi che non avevano mai lasciato gli Spalatini vivere in pace. Essi erano come volpi rapaci che insidiavano l'ovile [Matt 7:15] con nessun desiderio di vivere se non spargendo sangue. Difficilmente passava giorno che essi non scendessero nella nostra piana attaccando persone e rubando animali. L'aspetto più mostruoso di questa malvagità era questo: essi portavano via tutti questi ostaggi con il consiglio e supporto di certi cittadini dalla mente diabolica che cercavano vantaggio da questi rapimenti. Quindi i loro animali, che erano stati marchiati, venivano trascurati e il nemico provvedeva a prenderne altri. E' proprio questo che fa tendere direttamente verso la comune distruzione, quando nella stessa città la gente conduce vite contrarie e il nemico pubblico è trattato in privato come amico; quando la guerra non è intrapresa in comune nè la pace viene mantenuta da tutti con un unico accordo. E' destinata alla distruzione la città dove i traditori della loro patria governano la patria, dove chi rapina
[182-183]
i cittadini tiene i più alti uffici e sebbene siano loro che devono essere perseguiti fortemente, essi al contrario infliggono punizioni ai cittadini innocenti. Cosi disastrata era al quel tempo la situazione di Spalato poichè i cittadini non si governavano correttamente tra loro.
[182-183]
i cittadini tiene i più alti uffici e sebbene siano loro che devono essere perseguiti fortemente, essi al contrario infliggono punizioni ai cittadini innocenti. Cosi disastrata era al quel tempo la situazione di Spalato poichè i cittadini non si governavano correttamente tra loro.
Hranislav di Cetina
Dopo che Budimir morì, una morte che si era ben meritato, Hranislav, suo fratello egualmente criminale, cominciò ad agire con simile rapacità compiendo scorrerie contro di noi. Il conte Visen aveva lasciato circa 20 cavalieri per aiutare Spalato contro il nemico. Egli stesso, nel frattempo ritornò a casa e rimase lì. Ora accadde che un giorno Hranislav, con un reparto di cavalieri armati, dilagarono nella pianura, rubando e saccheggiando qualunque cosa incontrassero. Allora gli spalatini marciarono in armi assieme ai venti cavalieri del Conte Visen. I banditi, quando videro la folla uscire dalla città gradualmente si ritirarono sulle montagne, portando davanti a loro gli animali che avevano catturato. Quando essi non furono più in vista dietro le montagne, alcuni dei nostri uomini volevano inseguirli, altri non volevano. Ma i cavalieri del conte e i cavalieri spalatini, che erano circa nello stesso numero, si incoraggiavano a vicenda nella corsa sulle montagne dietro di loro. Un certo numero di fanti, i più coraggiosi e pronti, li seguirono. Salendo essi passarono il castello di Klis, e continuarono fino a che raggiunsero il nemico in una valle chiusa, che era circondata da ogni lato da colline, senza facili strade di fuga in ogni direzione. I banditi, sentendosi già al sicuro, erano scesi da cavallo e riposavano nel prato. Ma appena videro i loro nemici seguire le loro tracce, essi rimontarono all'istante e iniziarono a schierarsi in formazione di battaglia. Quando i nostri uomini videro che il nemico si preparava alla battaglia si fermarono ed esitarono un pò. All'inizio essi avevano paura di essere coinvolti in un evento dall'esito incerto e pensarono di farsi da parte anzichè combattere.
La Battaglia
Ma i nemici, quando videro la nostra dimostrazione di spirito, spronarono i loro cavalli e caricarono, a pieno galoppo, nella nostra direzione. I nostri uomini comunque serrarono i ranghi. La banda dei fanti tenne il terreno con le lance alzate. Alcuni piantarono le loro lance da caccia nel terreno, pronti a fronteggiare la carica. Altri curvarono i loro archi pronti a scaricare le loro frecce. Altri ancora estrassero le loro spade.
[186-187]
La cavalleria nel frattempo era disposta da entrambe i lati, brandendo le loro lance e da lontano diede l'apparenza di una possente torre e del più sicuro riparo di tutta l'armata. Quando il nemico vide che il nostro schieramento di truppe restava nei ranghi senza ondeggiare, non di curarono di caricare a fondo e si fermarono a qualche distanza. Allora il comandante della nostra armata gridò: ” Hurrah, uomini coraggiosi. Questa è la nostra ora di vendicarci sul nemico”. Egli cominciò a guidare l'avanzata contro il nemico. Senza ritardo egli piombò sulle linee nemiche, le due parti si scontrarono ed essi iniziarono a combattere estraendo le spade. Per qualche tempo la vittoria fù incerta. Poi il nostro comandante iniziò a pressare duramente lo stesso Hranislav combattendo con lui colpo a colpo ora con la mazza ora con la spada. Cio nonostante Hranilav, che era agguerrito, ora si proteggeva dai colpi con lo scudo ora colpiva il suo nemico con tutta la sua forza. Allora il nostro comandante si levò con tutte le sue forze e colpì Hranislav con un colpo possente dato con tutta la forza che egli potè mettere nella spada. Il colpo lo prese tra l'elmetto ed il collare; la testa andò lontano dal suo corpo rotolando e il suo tronco, rovesciato sul cavallo, cadde piatto sulla terra. Il conflitto non durò più a lungo. Gli uomini di Cetina abbandonarono il compattimento lasciando il campo di battaglia agli spalatini. Gli spalatini li inseguirono e li abbattevano mentre fuggivano da tutte le parti e continuavano ad inseguirli fino a che si avvicinavano alle montagne. Poi avendo ottenuta la vittoria essi ritornarono indietro. Presero la testa di Hranislav, la fissarono ad una picca e ritornarono a Solin. E così con grande allegria ritornarono a casa. E quindi questo flagello cessò di impestarci più a lungo.
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La cavalleria nel frattempo era disposta da entrambe i lati, brandendo le loro lance e da lontano diede l'apparenza di una possente torre e del più sicuro riparo di tutta l'armata. Quando il nemico vide che il nostro schieramento di truppe restava nei ranghi senza ondeggiare, non di curarono di caricare a fondo e si fermarono a qualche distanza. Allora il comandante della nostra armata gridò: ” Hurrah, uomini coraggiosi. Questa è la nostra ora di vendicarci sul nemico”. Egli cominciò a guidare l'avanzata contro il nemico. Senza ritardo egli piombò sulle linee nemiche, le due parti si scontrarono ed essi iniziarono a combattere estraendo le spade. Per qualche tempo la vittoria fù incerta. Poi il nostro comandante iniziò a pressare duramente lo stesso Hranislav combattendo con lui colpo a colpo ora con la mazza ora con la spada. Cio nonostante Hranilav, che era agguerrito, ora si proteggeva dai colpi con lo scudo ora colpiva il suo nemico con tutta la sua forza. Allora il nostro comandante si levò con tutte le sue forze e colpì Hranislav con un colpo possente dato con tutta la forza che egli potè mettere nella spada. Il colpo lo prese tra l'elmetto ed il collare; la testa andò lontano dal suo corpo rotolando e il suo tronco, rovesciato sul cavallo, cadde piatto sulla terra. Il conflitto non durò più a lungo. Gli uomini di Cetina abbandonarono il compattimento lasciando il campo di battaglia agli spalatini. Gli spalatini li inseguirono e li abbattevano mentre fuggivano da tutte le parti e continuavano ad inseguirli fino a che si avvicinavano alle montagne. Poi avendo ottenuta la vittoria essi ritornarono indietro. Presero la testa di Hranislav, la fissarono ad una picca e ritornarono a Solin. E così con grande allegria ritornarono a casa. E quindi questo flagello cessò di impestarci più a lungo.