§28 Il conte Pietro
Sconfitta di Visen protettore di eretici
Successivamente una grande guerra [1223] scoppiò tra il conte Gregorio di Bribir [massimo esponente dell'aristocrazia croata – poi chiamati Subic] e il conte Visen di Spalato. [188-189] Visen viveva a Zvonigrad [maggior castello di Odorje sul fiume Ervenik, controlla la regione di Lika/Knin ] e anche se era nobile, ricco e potente era, ciò non ostante, un protettore di eretici. Il conflitto tra Gregorio e lui aveva imperversato da lungo tempo, entrambi le parti erano indebolite dai loro frequenti scontri, sebbene il partito di Visen sembrava più forte. Infatti essi discendevano dalla stesso schiatta. Ora da un certo tempo Visen e la sua armata erano sparsi attorno a Birbir e Gregorio era nella sua cittadella, circondata da tutte le parti così che non c'era alcuna via per uscirne. Allora Gregorio che era forte e intelligente, organizzò un attacco di sorpresa che doveva avvenire all'alba quando le sentinelle erano all'ultima guardia. Gli uomini di Gregorio irruppero improvvisamente nel campo di Visen prima a che essi potessero predere le loro armi e fecero un grande massacro del nemico. Lo stesso Visen fu catturato vivo. Quando fu portato davanti a Gregory egli cominciò a chiedere pietà per la sua vita. Ma Gregorio era uomo duro e non fu commosso dalle suppliche del suo prigioniero. Egli disse a quello che gli stava vicino: “togli la sua armatura” e quando Visen la tolse, Gregory prese la sua spada e la spinse nell'inguine dicendo “troppo sarebbe la pietà per Visen, che così spesso mi ha provocato con le armi”.
Interdetto per causa di Pietro di Hum e morte di Aconzio
Allora gli spalatini nominarono un certo Pietro, il signore di Hun, come loro conte [1224-1227]. Pietro era, certamente un uomo potente e guerriero, ma non libero dalla folle disgrazia dell'eresia. Per questa ragione egli non fu accettato dal clero. Ma i laici, sempre pronti ad azioni impetuose, vennero in forze con grande baccano, e prese le chiavi al guardina e di forza portarono Pietro nella chiesa. Quando notizie di questo affare raggiunsero Aconzio, egli mise l'intera città sotto interdetto e i servizi divini non furono tenuti per circa un anno. L'arcivescovo Guncel a quel tempo era partito per l'Ungheria ma egli ritornò alla sua chiesa e, con considerabile mancanza di discrizione, tolse l'interdetto del legato.
[190-191]
Nel frattempo il legato Aconzio ritornò dalla Bosnia dove aveva lavorato, per molto tempo, per sradicare gli eretici. Egli era fragile nel corpo ma forte e zelante campione della fede cattolica. Successivamente egli fu afferrato da una grave malattia e, in punto di morte egli si affidò completamente al Signore. Cosi la sua vita giunse felicemente al fine nell'anno del Signore 1222.
[190-191]
Nel frattempo il legato Aconzio ritornò dalla Bosnia dove aveva lavorato, per molto tempo, per sradicare gli eretici. Egli era fragile nel corpo ma forte e zelante campione della fede cattolica. Successivamente egli fu afferrato da una grave malattia e, in punto di morte egli si affidò completamente al Signore. Cosi la sua vita giunse felicemente al fine nell'anno del Signore 1222.