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L'assedio di Zara

Sono ben note le vicende relative alla partenza della IV° crociata: i crociati raccolti a Venezia non sono capaci di pagare la flotta preparata per loro e accettano, in cambio, di riconsegnare Zara a Venezia.
Venezia aderisce alla crociata come “Repubblica”, non come insieme di adesioni personali, ed il viaggio inizia visitando le città costiere per garantirsi la loro fedeltà e per raccogliere rifornimenti e pellegrini. Ci rimangono i giuramenti di Trieste e Muggia [Ven] ma probabilmente ce ne sono stati anche altri. Zara si considera in quel momento ungherese ma è stata controllata da Venezia per lungo tempo fino al 1183, anno della ritirata dei bizantini dall'area. L'imponente flotta crociata si presenta davanti a Zara, forza il porto ed i crociati si accampano (10 novembre 1202).
Gli zaratini [Vil] mandano una ambasciata al Doge e offrono la resa incondizionata. Mentre Enrico Dandolo informa i capi crociati l'abate di Vaux, vicina a Fontainebleu, Guy de Cernay, dice agli ambasciatori di Zara che i crociati non li attaccheranno ed ai crociati che sono sotto pena di scomunica se attaccano una città cristiana. In Pietro de Cernay [Cer p56-58] qualche dettaglio in più: l'abate di Vaux avrebbe ricevuto una lettera papale che minaccia la scomunica. L'abate è sostenuto da Simone di Monfort ed un gruppo di cavalieri legati alla abazia di Vaux, e pochi anni dopo saranno loro i capi della Crociata contro gli Albigesi. Simone di Monfort annuncia agli ambasciatori, davanti agli altri baroni, che i crociati non li attaccheranno e protegge l'abate di Vaux da un tentativo dei veneziani di ucciderlo mentre un suo compagno, Enguerrand di Boves, va sotto le mura ad urlare agli assediati che i pellegrini non li attaccheranno. L'ambasciata, nella quale non sono citati il vescovo o dei prelati, lascia il campo crociato senza attendere la risposta del Doge e decide di resistere. La città viene assediata, e attaccata con le numerose macchine da assedio al seguito della flotta. Il 24 Novembre Zara si arrende ed è occupata e divisa tra veneziani e pellegrini che intendono svernare li.
Le fonti rendono conto del bottino e della sua divisione [Vil], si segnala una rissa [Vil, Cla] molto sanguinosa tra veneziani e pellegrini, sintomo di scarso controllo dei capi sull'armata probabilmente anche durante il sacco della città. Al momento di partire, il 3 aprile 1203, i veneziani abbattono le mura e le case. Si salvano solo le chiese: non vengono abbattute ma erano state depredate.

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 Prima dell'attacco [Cer] Guy de Cernay, abate di Vaux, legge ai crociati una lettera del Papa che minaccia la scomunica se Zara fosse stata attaccata. Di questa lettera non è rimasta traccia ma potrebbe trattarsi di una lettera inviata ai crociati tramite l'abate di Lucedio, abazia del Monferrato, il quale aveva prima accompagnato a Roma il legato pontificio Pietro Capuano, cardinale di S.Marcello dal cardinale di S. Marcello dal 1201 al 1214 e incaricato di seguire i crociati ed il comandante militare della crociata Bonifacio di Monferrato, ma i veneziani avevano rifiutato l'imbarco al legato pontificio. Simone di Monfort e altri nobili, con l'abate Guy e il loro seguito, “coloro che vogliono dividere l'armata” secondo Villardouin, abbandonano [Vil, Cer] la crociata prima dell'assedio, e poi con l'aiuto del re di Ungheria vanno in Terrasanta per conto loro, come avevano già fatto numerosi altri crociati. Nella lettera ai crociati[Reg 5:CLXI], ma potrebbe essere solo un bozza il papa accenna alla violenza seguita alla presa della città (“muros ipsius non sine multa effusione sanguinis suffodistis”) e alle croci poste sulle mura (“circa muros suos Crucis images suspenderunt”). L'informazione non proviene dalle cronache dei crociati ed è curiosa in quanto il simbolo della Croce era il più odiato dagli eretici e l'uso più comune sembra fosse piuttosto invocare il santo protettore: San Crisogono nel caso di Zara.
I crociati e i veneziani sono scomunicati per aver attaccato una città cristiana. Si tratta della scomunica automatica: “late sententiae”, non di scomunica formale indirizzata loro dal Papa o da un suo legato. La scomunica viene presto ritirata ai pellegrini dai clerici dell'armata: vari, importanti abati cistercensi. Segue la conferma papale a seguito di una missione presso Innocenzo III dell'abate Nivelon di Soisson. La scomunica ai veneziani, formale nelle intenzioni del Papa [Reg 6:CI] non viene mai loro consegnata da Bonifacio di Monferrato per timore di perdere la flotta. Essa viene ritirata solo al momento di nominare un veneziano patriarca di Costantinopoli nel 1205. La riprovazione della Chiesa è stata quindi piuttosto leggera.

Dubbi

Nelle cronache della crociata manca anzitutto la motivazione del cambiamento di posizione degli abitanti di Zara e manca qualsiasi accenno ai combattimenti per la presa della città e che cosa avvenne della popolazione. Mancano anche considerazioni sul fatto che è il gruppo di Monfort, futura guida della crociata contro gli eretici albigesi, che di fatto provoca l'attacco alla città.
Manca la lettera di Innocenzo III° “letta” da Guy de Cerney. L'unica fonte che testimonia, con enfasi, della sua esistenza è Pietro de Cernay, nipote di Guy: fonte normalmente molto accurata ma persona decisamente partigiana nel difendere le posizioni di Monfort e dello zio abate.
Manca inoltre lo scenario storico dei Balcani in quel periodo: la situazione interna dei regni di Ungheria, di Bulgaria e di Serbia, la situazione della Bosnia e le politiche religiose del papato e dell'impero bizantino nell'area. In particolare manca la situazione della chiesa locale ed in generale della Dalmazia. Da non trascurare il fatto che le fonti veneziane sono quasi del tutto assenti.
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