Qualche considerazione
Riassumiamo le diverse posizioni degli attori della IV° crociata.
In Ungheria il re ha preso controvoglia la croce ereditata dal padre ed è troppo occupato a combattere il fratello ed i feudatari infedeli, anche approfittando dei diritti dei crociati, per impegnarsi in una crociata in Terrasanta. La crociata in Bosnia viene affidata all'arcivescovo di Koloska il quale non fa nulla. Non è strano quindi che il Papa, pur irritandosi per la mancata obbedienza, non veda troppo negativamente un limitato danno al re di Ungheria che lo castiga per il mancato supporto alla politica papale, che lo spinge a partecipare alla crociata e quindi, essendo l'unico Re, togliere il comando della crociata all'infido, per il Papa, Marchese del Monferrato. Oltretutto il danno all'Ungheria può favorire anche le trattative con i Bulgari.
I Veneziani intendono rifarsi dell'investimento fatto nel costruire la flotta e riottenere Zara che ritengono essere un loro feudo; conoscono la situazione religiosa locale ma è per loro poco rilevante.
I pellegrini sono costretti dal debito accumulato ad appoggiare i Veneziani, lo fanno controvoglia ma non hanno altra scelta. Gli abati al seguito dell'armata hanno tutto l'interesse a passare sotto silenzio le violenze commesse durante l'attacco e che costano loro la scomunica. Non è noto quanto i capi religiosi conoscessero la situazione locale ma è improbabile non fosse loro noto che l'arcivescovo di Zara ed il vescovo di Bosnia erano scomunicati, che l'arcivescovo di Dubrovnik era fuggito ed era stato comunicato. Capuano e Lucedio sapevano certamante che un legato pontificio era in quel periodo in Bosnia per valutare la diffusione dell'eresia ed infine che l'arcivescovo di Spalato aveva da poco cacciato numerosi eretici.
Più incerta è la posizione dei pellegrini dissidenti al seguito di Simone di Monfort: la prima lettera del Papa potrebbe essere una loro forzatura in funzione anti-veneziana mentre è il loro intervento sui messi zaratini che di fatto provoca certamente un durissimo combattimento con molte perdite che poteva essere evitato. Visto che pochi anni dopo gli stessi personaggi sono i paladini della crociata contro gli Albigesi viene il dubbio che la provocazione fosse voluta e avesse gli eretici e i loro protettori per obiettivo.
Il Papato, certamente bene informato dall'arcivescovo di Spalato e decisissimo contro gli eretici, sollecitato dal Re di Duclia, ha chiamato da poco alla crociata contro la Bosnia nella quale l'eretica “Chiesa Bosniaca” gode di un particolare momento di successo e di protezione politica. Dopo il convegno di Bilino Polje (1203) la Chiesa continua per decenni a prendere iniziative pastorali contro gli eretici con l'invio di rappresentati papali e di domenicani e francescani e iniziative militari con l'indizione di varie crociate. Si dice anche che la Bosnia è terra di rifugio dei catari occidentali.
Il Papa infatti ritira rapidamente la scomunica ai pellegrini: conosce la situazione locale spera sempre che la crociata si avvii verso la Terrasanta. Tutto sommato il racconto di Tommaso da Spalato sembra essere ben confermato dallo scenario complessivo ed è quello che più correttamente illustra la situazione locale.
In Ungheria il re ha preso controvoglia la croce ereditata dal padre ed è troppo occupato a combattere il fratello ed i feudatari infedeli, anche approfittando dei diritti dei crociati, per impegnarsi in una crociata in Terrasanta. La crociata in Bosnia viene affidata all'arcivescovo di Koloska il quale non fa nulla. Non è strano quindi che il Papa, pur irritandosi per la mancata obbedienza, non veda troppo negativamente un limitato danno al re di Ungheria che lo castiga per il mancato supporto alla politica papale, che lo spinge a partecipare alla crociata e quindi, essendo l'unico Re, togliere il comando della crociata all'infido, per il Papa, Marchese del Monferrato. Oltretutto il danno all'Ungheria può favorire anche le trattative con i Bulgari.
I Veneziani intendono rifarsi dell'investimento fatto nel costruire la flotta e riottenere Zara che ritengono essere un loro feudo; conoscono la situazione religiosa locale ma è per loro poco rilevante.
I pellegrini sono costretti dal debito accumulato ad appoggiare i Veneziani, lo fanno controvoglia ma non hanno altra scelta. Gli abati al seguito dell'armata hanno tutto l'interesse a passare sotto silenzio le violenze commesse durante l'attacco e che costano loro la scomunica. Non è noto quanto i capi religiosi conoscessero la situazione locale ma è improbabile non fosse loro noto che l'arcivescovo di Zara ed il vescovo di Bosnia erano scomunicati, che l'arcivescovo di Dubrovnik era fuggito ed era stato comunicato. Capuano e Lucedio sapevano certamante che un legato pontificio era in quel periodo in Bosnia per valutare la diffusione dell'eresia ed infine che l'arcivescovo di Spalato aveva da poco cacciato numerosi eretici.
Più incerta è la posizione dei pellegrini dissidenti al seguito di Simone di Monfort: la prima lettera del Papa potrebbe essere una loro forzatura in funzione anti-veneziana mentre è il loro intervento sui messi zaratini che di fatto provoca certamente un durissimo combattimento con molte perdite che poteva essere evitato. Visto che pochi anni dopo gli stessi personaggi sono i paladini della crociata contro gli Albigesi viene il dubbio che la provocazione fosse voluta e avesse gli eretici e i loro protettori per obiettivo.
Il Papato, certamente bene informato dall'arcivescovo di Spalato e decisissimo contro gli eretici, sollecitato dal Re di Duclia, ha chiamato da poco alla crociata contro la Bosnia nella quale l'eretica “Chiesa Bosniaca” gode di un particolare momento di successo e di protezione politica. Dopo il convegno di Bilino Polje (1203) la Chiesa continua per decenni a prendere iniziative pastorali contro gli eretici con l'invio di rappresentati papali e di domenicani e francescani e iniziative militari con l'indizione di varie crociate. Si dice anche che la Bosnia è terra di rifugio dei catari occidentali.
Il Papa infatti ritira rapidamente la scomunica ai pellegrini: conosce la situazione locale spera sempre che la crociata si avvii verso la Terrasanta. Tutto sommato il racconto di Tommaso da Spalato sembra essere ben confermato dallo scenario complessivo ed è quello che più correttamente illustra la situazione locale.